La creatività salverà il mondo!

Quando parliamo di “creatività” in genere la nostra mente pensa subito alle abilità manifestate dagli artisti, talenti che danno vita ad opere originali e straordinarie.
Pensiamo ai quadri di Picasso, alle melodie di Mozart oppure ai libri scritti da Marcel Proust.
La creatività, così intesa, sembra essere anni luce lontana dalle persone che non dipingono, scrivono o suonano… ma è davvero così?
La creatività è un’abilità che appartiene solo agli artisti o è una qualità che appartiene ad ognuno di noi?
E se la creatività fosse invece quell’aspetto segreto e misterioso che possiamo riconoscere dentro di noi, per affrontare i problemi quotidiani e le sofferenze psicologiche che ci fanno sentire bloccati in una certa situazione?
Per rispondere a queste domande partiamo dal significato etimologico della parola “creatività”, perché conoscere le radici di un termine ci permette di capire meglio le sue caratteristiche nascoste e profonde.

CREATIVITA’ è composta dal sanscrito KAR-, una radice che ha il significato di «produrre», «generare», «fabbricare» e dalla base indoeuropea AR che indica l’intenzione di far combaciare le parti, mettere insieme in modo opportuno. La creatività sin dalle origini rappresenta dunque una forma specifica del “fare”, un fare che genera il nuovo attraverso l’associazione e l’integrazione di parti diverse.

Se ci affidiamo a questo particolare significato possiamo sostenere che ogni volta in cui cerchiamo di trovare nuove soluzioni a problemi specifici o personali, quando proviamo a fare qualcosa per la prima volta, quando allontaniamo il nostro pensiero dalle idee comuni, dalle nostre convinzioni o dai pregiudizi, ecco in quel momento stiamo assecondando il nostro “impulso creativo”.
Ognuno di noi sperimenta il proprio essere creativo nell’esistenza quando trova il coraggio di uscire dalle solite esperienze, dalle stesse risposte ai problemi quotidiani agganciando un elemento prima estraneo, mai sperimentato.
Ad esempio: il semplice decidere di fare una strada alternativa per andare a lavoro (magari una strada più lunga, ma meno trafficata o che regala un bel panorama) oppure introdurre nella routine delle attività quotidiane qualcosa in grado di valorizzare il tempo libero, come un corso di ballo, l’apprendimento di una lingua straniera, un corso di cucina e così via. Creativo è anche scegliere di rispondere ad una specifica situazione con un atteggiamento diverso: ad esempio con un capo arrogante o troppo direttivo, riuscire a comunicare con coraggio il proprio punto di vista invece di restare come sempre in silenzio.

La creatività è un’esperienza legata a vissuti positivi come la scoperta, la bellezza, il fare qualcosa di originale con le proprie mani e la propria testa, eppure assumere un atteggiamento creativo implica un CAMBIAMENTO, cioè introdurre nel nostro consueto modo di fare qualcosa di diverso, mai sperimentato.
Tutti, prima o poi, abbiamo sperimentato quel senso di ansia, paura e solitudine che si prova quando dobbiamo fare qualcosa di nuovo.
Questo cosa significa? Che la via per diventare creativi nella nostra quotidianità passa anche attraverso sentimenti negativi come la paura del cambiamento, ma la paura è il presupposto che ci consente di sperimentare il coraggio.

Il desiderio di cambiare, di introdurre nella nostra vita qualcosa di nuovo, nasce quando ci rendiamo conto che viviamo una mancanza, un disagio. Nessuno in genere vuole modificare una situazione in cui si trova bene, ma quando ci sentiamo tristi, annoiati o insoddisfatti ebbene lì può nascere l’impulso creativo a modificare qualcosa nel modo in cui viviamo.
Questo passaggio ci permette di realizzare quanto la CREATIVITA’ sia strettamente legata alle situazioni di CRISI.

Tutti noi viviamo in un mondo in difficoltà: abbiamo difficoltà e disagi economici, a volte di salute, viviamo in un ambiente inquinato o con poche risorse.
La risposta che possiamo darci di fronte alla crisi può essere quella di rimanere bloccati, impauriti e quindi innalzare delle mura a difesa dei nostri confini psichici per proteggerci ulteriormente, oppure possiamo provare a metterci in gioco in maniera diversa, esplorando nuove possibilità di risposta ai problemi.

La CRISI è lo stato che ci spinge al cambiamento, a dare quindi una risposta creativa alla vita; ma è anche vero il contrario cioè che quando siamo creativi, e introduciamo nella nostra vita qualcosa di nuovo, entriamo in uno stato di CRISI, perché vengono a cambiare gli equilibri che reggono la vita, dentro e fuori di noi.
Può succedere che di fronte a nuove scelte o atteggiamenti inconsueti le persone che ci conoscono da tempo dicano: “Sei cambiata/o… non ti riconosco più!“. In realtà il cambiamento è testimonianza di un’evoluzione che l’individuo sperimenta, per diventare ciò che profondamente e autenticamente sente di essere.

Torniamo ora all’etimologia della parola CRISI: essa deriva dal verbo greco krino che significa “separare, valutare, considerare e decidere”.
Se proviamo a pronunciare le parole CRISI e CREATIVITA’ sentiremo che hanno anche suoni simili, hanno la stessa radice CR- e sono due termini complementari:

crisi ha il significato di valutare e separare;
creatività ha il significato di generare e associare parti diverse

Questo è, ad esempio, il modo in cui di solito si affrontano e risolvono i problemi: prima consideriamo un problema scomponendolo nelle sue parti e valutando ad esempio i pro e i contro e, successivamente, produciamo una soluzione sulla base di nuove associazioni tra le varie componenti considerate.
Ora, forse, è più chiaro quanto crisi e creatività siano necessarie l’una all’altra per l’evoluzione dell’individuo e della società.

Quando una persona (ma potrebbe essere anche un sistema sociale) va, come si suol dire, “in crisi” significa che un equilibrio si è rotto, qualcosa del mondo così come lo conosceva e lo considerava è andato in frantumi. Questa persona si trova di fronte ad un mondo che ora appare ignoto, minaccioso. Avverte sentimenti di paura, ansia, rabbia, depressione, disorientamento.

Chi lavora nel campo della psicoterapia si confronta ogni giorno con lo “stato di crisi”: le persone che si rivolgono a me soffrono perché qualcosa nel loro equilibrio di vita si è rotto e tutti i tentativi che hanno messo in atto da soli per risolvere l’empasse non sono andati a buon fine. Le persone mi dicono “mi sento bloccato in una situazione che non mi piace” oppure “non riesco a prendere una decisione”. Altre volte si presentano perché soffrono a causa di “sintomi”: attacchi di panico, depressione, dipendenze da sostanze, senso di nullità.

In accordo con le esperienze ed i contributi di C. G. Jung e Aldo Carotenuto, penso che la sofferenza nasca dalla rimozione dell’impulso creativo: quando non riusciamo ad integrare nella nostra esperienza degli elementi nuovi o dei punti di vista alternativi – perché siamo troppo attaccati ai nostri soliti modi di pensare – ci rinchiudiamo dentro ai nostri confini psichici, privandoci della possibilità di uscire a scoprire un nuovo orizzonte.

Ogni volta in cui diciamo “la situazione è questa e non si può cambiare” oppure “non ho scelta” o ancora “io sono fatto così e non posso cambiare”, ecco, qui stiamo rimuovendo la nostra creatività, stiamo ostacolando il flusso naturale dell’esistenza che è, di per sé, improntato al cambiamento e all’evoluzione.
Ogni 24 ore, e anche meno, le cellule del nostro corpo si rigenerano completamente e noi restiamo gli stessi anche se totalmente e impercettibilmente rinnovati. Anche un sasso, grazie alle condizioni naturali cambia nel tempo, figuriamoci la mente di tutti noi che potenziale di cambiamento creativo può avere!

Questo discorso ci aiuta a vedere la crisi come un momento evolutivo, il disagio come quello stato che mi costringe a riflettere, a mettere in discussione certe scelte, certi atteggiamenti per trovare, attraverso la creatività, un migliore modo di vivere, più in contatto con i miei bisogni profondi.

La psicoterapia in questo senso è un viaggio che l’analista e la persona intraprendono insieme alla ricerca delle personali risorse creative che vivono dentro ognuno di noi e sono, per ognuno, diverse e originali.
Per questo motivo non può esistere una risposta generale alla sofferenza che vada bene per tutti, ma il nostro lavoro consiste nell’aiutare il paziente a trovare le SUE soluzioni CREATIVE, le sue capacità di trasformazione ed evoluzione.

Come lo facciamo? A partire dalle IMMAGINI di cui ognuno di noi è portatore.
Il mondo come lo conosciamo esiste perché è stato immaginato. Possiamo dire che l’immaginazione crea il mondo.
Nell’antichità, ad esempio, le persone si muovevano a piedi o grazie agli animali, poi qualcuno ha iniziato ad immaginare, a visualizzare una modalità alternativa di spostarsi nello spazio e, piano piano, i mezzi di locomozione si sono evoluti fino a permetterci di arrivare nello spazio.

Quindi per affrontare una crisi il primo passo è mettere in moto l’immaginazione: visualizzare scenari alternativi, pensare a soluzioni diverse per uno stesso problema. Possiamo giocare con l’immaginazione quanto vogliamo e senza limiti, perché non ci costringe ad agire in una direzione specifica. La risposta creativa arriverà in un secondo tempo, quando saremo convinti che l’immagine che abbiamo prodotto per rispondere ad un certo problema, ci corrisponde ed è positiva.

Nel mio lavoro posso aiutare la persona a trovare e sviluppare le sue immagini con l’ipnosi, facendogli visualizzare una situazione reale o immaginaria, oppure accogliendo i suoi sogni: i sogni ci aiutano a comprendere la natura delle nostre difficoltà, offrendoci la visione di possibili soluzioni alternative.
I sogni sono un prodotto eccezionalmente creativo, non generato dalla nostra mente razionale, ma provengono da uno “stato alterato di coscienza”.
Se seguiamo le immagini che sgorgano attraverso i sogni e l’ipnosi, la nostra psiche asseconderà naturalmente il processo di trasformazione che ci aiuterà ad affrontare le difficoltà della vita.

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